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    Turi Volanti


    Turi Volanti nasce a Floridia (Sr) nel 1930. Consegue da autodidatta la maturità presso il Liceo Artistico di Palermo. Successivamente si iscrive alla facoltà di Architettura della stessa città, ma, per motivi economici, abbandona quegli studi e si stabilisce a Milano ove frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera.
    Insegna, poi, in vari Istituti scolastici. Il 24 settembre 2016 il comune di Floridia lo ha insignito di un attestato di Benemerenza (https://youtu.be/XIfFVzQ-6WM).

    Deceduto a Floridia il 14 settembre 2018.

    https://associazioneconvivio.wordpress.com/artisti-al-convivio/turi-volanti/

    http://davidemauro.blogspot.it/2013/03/turi-volanti.html

    https://www.facebook.com/turi.loscatto/media_set?set=a.1588363224773640.1073741918.100007999320417&type=3

    http://www.quadriennalediroma.org/arbiq_web/index.php?sezione=artisti&id=11830&ricerca=

     Riassumere la carriera artistica del Nostro non è facile per la complessità dei periodi creativi attraversati.
    Gli anni ’50 sono caratterizzati da lavori giovanili in cui il mondo di dolore della gente di Sicilia trova incisivi accenti di ascendenza letteraria verghiana.

    Gli anni ’60, invece, sono contrassegnati da una eccezionale vivacità creativa, che si esprime in lavori di grandi dimensioni di ispirazione neoespressionista caratterizzata da una pennellata veloce in cui il colore assume risonanze rembrandiane e la luce caravaggesche. Le immagini, allora, si caricano di pathos in cui, come dice Floriano De Santi: " … si ravvisa una lotta veramente prepotente di Volanti, una lotta feroce nel momento in cui la materia sopravanza... è possibile intravedere dei resti: muri, fantasmi, voci che alimentano il quadro da dietro, che lo fanno rivivere come se fosse una forza della coscienza e della memoria, ma che questa memoria riguarda il futuro attraverso il presente...

    Intanto, verso la fine degli anni sessanta soffia il vento della contestazione giovanile e Volanti non può non sentirsene coinvolto. Infatti, abbandona il ciclo espressionistic
    informale per una figurazione più meditata, più razionale, in cui alle mitografie consumistiche del contemporaneo oppone i racconti "del sempre e del mai", ossia elementi mitografici greci.

    Intorno a questo ciclo pittorico scrive Giorgio Seveso: "E’ una rivolta che travalica, nell’atto del dipingere, le esitazioni e i problemi esistenziali di una personalità complessa ed esacerbata, dando volto e forma all’ira della storia, ai suoi esiti attuali, e ritrova in questa sua generale dimensione, una propria validità oggettiva, un autorevole riscatto poetico… Anche le situazioni più banali, spesso risolte in modo ironicamente emblematico, si fanno acide e graffianti. I volti e i gesti dei personaggi si decompongono in un gioco di tensioni ove i muscoli, i nervi e la sostanza stessa dell’espressione vengono a svelarne le intime contraddizioni, i conflitti più ambigui. (G. Seveso, D’Ars, a. XXII n. 53/54)

    Nel frattempo, dopo 26 anni di lontananza, l’artista torna in Sicilia e ritrova le immagini familiari dei "muri-a-secco", che caratterizzano il paesaggio dei monti Iblei. Nasce, allora, un ciclo pittorico attorno al quale F. De Santi così si esprime: "La nostra pietra, la pietra di Sicilia, ha un colore unico e un dolore antico. Poco dovrà importarti se è tufacea o calcarea, dolce o dura: la luce che essa porta e in sé trattiene, è una forza che sconvolge la materia, unificandola, convertendola, in altra sostanza. E’ una luce che ti abbaglia, ma con aspra dolcezza. E’ di un colore bianco che si vela d’azzurro o di grigioperla. Oppure di un grigioazzurro che si carica di luce e t’appare bianca. La luminosità sembra promanarsi dall’interno della materia, come nei quadri di Rembrandt. Non concede riverberi: assorbe il sole che là dentro, la pietra resta, e la cuoce sgretolandola nei punti più friabili. Il vento e l’acqua assecondano l’opera, e il sasso viene bucato, trafitto, segnato, scavato." ( F.De Santi, dal saggio L'infinita inquietudine di Turi Volanti sulla mostra antologica di 50 anni di pittura, Cripta del Collegio di Siracusa)
    Ma Volanti non sta fermo. Esaurita la spinta creativa di cui sopra, passa ad una figurazione "colta", nella quale la voce dei grandi del passato si fa presenza e lui ne diviene solamente un umile discepolo.
    La produzione di questo periodo non è ampia, perché l’artista sente forte, ancora una volta, il richiamo del mithos di cui è intrisa questa parte della Sicilia orientale. Il mito, però, inteso come radicamento originario, metastorico.

    A proposito di queste opere il medesimo De Santi scrive: "I greci, specie i filosofi, sentivano che il cosmo di Apollo era "semplice", chiaro, puro, semplice come sembra la luce di questo ciclo pittorico di Volanti. Esso aveva una forma sola, e appariva frontalmente come avveniva nel tempio di Olimpia. Era veritiero, ignorava la menzogna: rivelava l’immutabile volontà di Zeus; sebbene la verità degli dèi potesse apparire oscurissima agli uomini, perché – racconta Eraclito – il dio "non dice né nasconde, ma accenna" e la sua parola si frange in molti riflessi." (estratto da "L’infinita inquietudine di Volanti" di Floriano De Santi).

    L’artista ha collaborato con articoli di critica d’arte alle riviste bresciane: Alternative, La Strada e a "Iniziative di cultura" QUADERNI BRESCIANI; anche alle terze pagine di Umanità Nuova (Roma) e dei quotidiani siciliani.
    E’ inoltre cofondatore dei periodici Acquaforte, Ànapos e dell’Associazione Culturale Poiesi.
    Ha scritto un saggio sul tema: I giovani, la pace, la guerra, il potere, pubblicato su Acquaforte, che risulterà finalista e "segnalato per merito" al concorso Naz.le giornalistico indetto dall’Editore F. Motta Editore S.P.A, Milano (1° premio a Enzo Biagi

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